Quel campo da tennis dal passato.
E' accaduto per caso, come spesso accadono le cose che riuniscono i punti sparsi dal tempo della vita. Avevo già scritto di quando mio papà giocava a tennis il sabato e mi portava con lui, caricando sulla Fiat 131 SW la mia bici, con cui giravo nel parco di fianco ai campi. Una volta qualche anno fa l'avevamo anche cercato quel campo da tennis, ma erano passati tanti anni e nemmeno papà si ricordava il paese dove andava a giocare col Mario. Avevamo girato per un po' di tempo, chiedendo informazioni e trovando in verità altri campi, ma non quello. Niente, sembrava scomparso dalla memoria e dallo spazio.
Sono passati ancora un po' di anni e qualche settimana fa papà si trova a Oggiona con Santo Stefano, nel varesotto. Risalendo in auto si rende conto di aver parcheggiato davanti a un campo. Un campo stranamente familiare, perché è proprio quello di quando giocava col Mario. Mi manda foto e posizione. E ' quello, senza dubbio, il cerchio si chiude.
Ci sono andato stamattina. I luoghi dell'infanzia, quando li rivedi da grande, sembrano sempre più piccoli. Ma stamattina sembrava tutto uguale, solo trasformato dal tempo e sospeso nell'aria di una giornata di ottobre con le nuvole che coprono il cielo, ovattando i colori e creando una scenografia adatta a mettere in scena la nostalgia. La superficie mangiata e rattoppata, sbiadita dal sole e crepata dalle stagioni con le erbacce a creare altre righe al posto di quelle a tratti scomparse. Le recinzioni arrugginite e i cartelli con avvisi antichi. Qualche vecchia sedia in plastica radunata intorno al seggiolone del giudice. A fianco c'è ancora il parco con l'anello che percorrevo in bici che non è più di asfalto, ma sostituito da autobloccanti. Lo ripercorro a piedi mentre ascolto i colpi sordi dei due signori che palleggiano nel campo lì a fianco con le palline abrase dal cemento. Sono il papà e il Mario, con le loro racchette di legno, che giocano su quel campo da tennis dal passato.
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